martedì 21 ottobre 2008

Paralipomeni dell'immotilità


Purtroppo i miei problemi di salute mi costringono già da quaranta giorni a rimanere disteso con la gamba ingessata in scarico circolatorio. La cosa mi sta dando più problemi di quanto immaginassi, non tanto per il dolore, quello lo si controlla per fortuna con i farmaci quanto l'impossibilità di potere essere libero di fare quello che si vuole. Quante volte sul lavoro si è pensato, ma mi venisse una piccola malattia così mi riposo e non penso più a questo casino? Non so voi ma io qualche volta l'ho pensato. Ma ora che mi trovo mio malgrado ad essere qui immobilizzato a letto o sul divano mi rendo conto che non è veramente una cosa gradevole. Perché il riposo forzato non è vero riposo, la schiena scricchiola dopo che sei fermo da sette ore sempre supino, devi forzatamente rimanere in casa non puoi vedere nessuno anche perché ho scoperto che il "consiglio evangelico" visitare gli infermi non è poi così seguito dalla maggior parte della popolazione. Mi sono fatto l'idea che l'infermità, le condizioni di salute precarie generano imbarazzo nel visitatore e che quando passa a trovarti lo fa solo per togliersi ili pensiero e segnandolo in agenda tra le incombenze da fare come la spesa o sturare il cesso lo si procrastina il più a lungo possibile. In effetti c'è poco da dire anche se non è piacevole essere considerato come lo sfortunato di turno da compatire e "risollevare con le solite battutine scalda ambiente (come l'anidride carbonica di un estintore) del tipo Bene adesso puoi riposarti e leggerti tutti i libri o vedere tutti i film che vuoi. Devo dire che ci ho provato ma l'essere costretto a letto non mi incentiva a farlo. E' strana dunque la natura umana che sogna ed agogna riposo e tempo libero a scapito del lavoro e quando capita preferirebbe che tutto tornasse come prima...Saluti

sabato 4 ottobre 2008

Bentornati nel Medio Evo


Nessun commento è possibile. Solo rabbia.


tratto da "La Repubblica"


CITTA' DEL VATICANO - I metodi contraccettivi che impediscono la procreazione di figli snaturano il senso ultimo del matrimonio. Benedetto XVI, in un messaggio inviato ad un congresso sui 40 anni dell' Humanae Vitae (l'enciclica con cui Paolo VI proibì a pillola), in corso a Roma, torna con forza sul tema della vita. Ma è costretto ad ammettere che, sul tema della contraccezione, molti fedeli "trovano difficoltà" a comprendere gli insegnamenti della Chiesa cattolica. Benedetto XVI pronuncia parole che riaffermano la supremazia dell'amore coniugale su qualsiasi altra forma d'amore. E l'amore coniugale, continua il Papa, non ha senso se non genera figli. "Escludere questa dimensione comunicativa mediante un'azione che miri ad impedire la procreazione significa negare la verità intima dell'amore sponsale, con cui si comunica il dono divino" continua il Papa. Certo, ammette Benedetto XVI, "nel cammino della coppia possono verificarsi delle circostanze gravi che rendono prudente distanziare le nascite dei figli o addirittura sospenderle". Niente interventi esterni, però. Casomai solo "la conoscenza dei ritmi naturali della fertilità della donna" che diventa importante "per la vita dei coniugi". "I metodi di osservazione, che permettono alla coppia di determinare i periodi di fertilità - conclude il Papa - consentono di amministrare quanto il Creatore ha sapientemente iscritto nella natura umana, senza turbare l'integro significato della donazione sessuale".
(3 ottobre 2008)